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Minori

Cambio di sesso, allarme governo: 4.000% piccoli in più

Nel Regno Unito una percentuale crescente di bambini/adolescenti desiderano appartenere al sesso opposto al proprio: l’incremento è del 4.415% in 7 anni.

Gender Watch 26_09_2018

Siamo davvero giunti al punto in cui persino il governo dell’Inghilterra progressista è costretto a dover indagare sul perché una percentuale crescente di bambini/adolescenti desideri appartenere al sesso opposto al proprio, tanto da essere disposti a tutto pur di apparire tali. I numeri relativi a questo gruppo di persone sono infatti aumentati in soli otto anni: l’incremento è addirittura del 4.415 per cento, con 97 casi nell’anno 2009/2010 e 2.510 nel 2016/2017.

E sebbene chi oggi provi a mettere fra le cause del fenomeno la moda arcobaleno, che si infiltra nei vuoti della fragilità delle persone, venga tacciato di “omofobia” (parola della neolingua Lgbt), lo stesso ministro delle Uguaglianze inglese, Penny Mordaunt, per comprendere il fenomeno ha chiesto di indagare particolarmente sul ruolo dei social media e su come questo influisca sul modo di pensare a riguardo del tema, con attenzione speciale per le ragazze. Se infatti le pulsioni verso le persone dello stesso sesso riguardavano finora in maggioranza gli uomini, i dati dicono di una tendenza maggiore delle femmine a desiderare di sottoporsi a terapie ormonali e chirurgiche per sembrare maschi (otto anni fa le ragazze erano 40 mentre l’anno passato erano 1.806, contro i 56 maschi divenuti ora 713).

Ma l’elemento che più di tutti fa accapponare la pelle è che la confusione non sia solo degli adolescenti, come in passato, ma anche dei bimbi piccoli: fra coloro che l’anno passato sono stati sottoposti ad interventi clinici c’erano 45 bambini di 6 anni o meno, con il più piccolo di 4 anni. A dire che l’ideologia gender/femminista ha raggiunto non solo i teen-ager e le case ma soprattutto le scuole. Lo stesso Telegraph ha ammesso così che la colpa è della propaganda degli adulti: «Alcuni educatori hanno precedentemente avvertito che la promozione delle tematiche transgender nelle scuole ha seminato confusione della mente dei bambini e che l'incoraggiare i bambini a mettere in dubbio la sessualità e diventato un’industria». Non a caso già 800 bimbi dell’asilo e delle elementari sono stati sottoposti a terapia ormonale per bloccare la pubertà.

Anche diversi medici hanno espresso preoccupazioni, oltre che per la salute mentale dei pazienti, per quella fisica: osteoporosi dovuta ai trattamenti, disfunzioni sessuali, sterilità sono fra le conseguenze delle terapie ormonali. Insieme c’è un’esaltazione dilagante, tramite social e YouTube, dei piccoli cosiddetti "travestiti" che è tale da indurre i più deboli a trovare conferme alla propria ricerca di identità/appartenenza/accettazione sociale così. Ma pensiamo anche ai normali travagli dell’adolescenza, in cui magari si preferiva giocare con i bambini e vestirsi da “maschiacci” rifiutando l’universo femminile a cui si apparteneva in segno di ribellione. A una ragazzina tale, un tempo, non sarebbe mai venuto in mente che forse era “lesbica” e la crescita avrebbe poi fatto il suo corso.

Ora, sottolinea sempre il Telegraph, la cultura e internet fanno venire il dubbio ai ribelli o ai confusi, producendo delle «autodiagnosi». Non a caso lo studio della dottoressa Johanna Olson, del Children's Hospital di Los Angeles, arriva ad escludere la possibilità che la cosiddetta “disforia di genere” possa derivare da disturbi psicologici congeniti, insistendo sul fatto che l'unico "problema di salute mentale” è causato dal mondo esterno e da come questo «risponde ai giovani confusi». Alle stesse conclusioni è arrivata la ricerca boicottata (di cui abbiamo già parlato) di Lisa Littman della Brown University di Rhode Island.

L’editorialista del Times e del Daily Mail, Sarah Vine, ha poi ricordato che ormai giovani americane di 13/14 anni vengono sottoposte alla mastectomia (il The Federalist ha riportato il caso recente di una tredicenne operata con le tasse dei cittadini). Nel suo articolo la Vine ha posto la scomoda domanda: «Ma questi numeri sono frutto della maggior consapevolezza del problema e di un minor stigma sociale o ci sono altri fattori in gioco?», come ad esempio «l’influenza di internet, il fatto che i diritti transessuali sono diventati una causa tanto alla moda, promossi da pop star, modelle, stelle di Hollywood e, sì, anche dai politici».

L’orrore di questa ideologia, fa notare ancora Vine, è che colpisce i piccoli, costringendoli a scelte su cui non potranno più tornare indietro una volta cresciuti, sebbene «quasi i due terzi dei bambini e adolescenti che dicono di voler cambiare sesso hanno avuto diagnosi di malattie mentali precedenti», mentre «il 63 per cento ha avuto una o più diagnosi di malattie psichiatriche» e «quasi la metà era affetta da disturbi autolesionisti, alcuni per via del bullismo o della violenza sessuale subiti». Perciò, non si può escludere, continua l’editorialista, che data la cultura dell’esaltazione dei transessuali «come Caitlyn Jenner», rappresentati come felicissimi e accolti dal mondo, questi giovani pensino che la risposta al loro problema esistenziale sia quella del cambiamento di sesso: infatti, «quale modo migliore per fuggire da un trauma di una nuova identità?».

Ma evidentemente solo pochi sono disposti a rispondere fino in fondo e quindi a difendere i piccoli più confusi, perché mettere in discussione l’"ideologia gender" oggi significa subire un martirio bianco che pochi intendono accettare. Sarà quindi difficile che il ministro inglese che ha avviato le indagini si esponga fino a questo punto. Non a caso Vine conclude che «siamo tutti così spaventati dall’essere definiti bigotti che nessuno osa dare loro l’altolà». Così l’azione irreversibile sui corpi innocenti continuerà secondo un processo talmente sovversivo e innaturale da moltiplicare, anziché attenuare, i problemi psichici della nuova generazione. E non solo di quella confusa.

Basti pensare alla bambina canadese tornata a casa da scuola in lacrime dicendo alla mamma che «no, non voglio essere un maschio!», dopo che la maestra vedendola con in mano un gioco maschile le aveva detto che lei era un bimbo nel copro di una femmina. La madre è andata a scuola per difendere la piccola dall’ideologia dell'insegnante ma invece che  ricevere parole di comprensione si è sentita dare dell’omofobna bigotta. Che in tempi in cui i genitori rischiano di essere allontanati dai figli per la loro educazione è un ancora un lusso.

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