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ISLAM

Bataclan: si esibisce il rapper "moderato" che canta il jihad

Al Bataclan di Parigi, teatro del massacro jihadista del 13 novembre 2015, va in scena un rapper franco-algerino, Médine. Lui si definisce un islamico moderato. Ma i suoi testi sono più che ambigui. Di fatto cantano il jihad e giustificano il terrorismo, anche se mai direttamente. Le associazioni delle vittime protestano, gli intellettuali si interrogano

Esteri 17_06_2018
Medine al Bataclan

Il 13 novembre 2015, al Bataclan, una delle sale concerti più in voga di Parigi frequentatissima dai giovani francesi, a due passi dal Canal Saint-Martin e dalla centralissima Place de la Bastille, andava in scena la furia islamica. 

L'attentato feroce che doveva punire il nichilismo della gioventù, e non, occidentale troppo laica, troppo poco islamica e dannatamente incapace di morire per qualcosa, colpiva il cuore d'Europa. Nella sala concerti Bataclan - dove c'era il tutto esaurito per un concerto rock del gruppo americano "Eagles of death metal" - quel venerdì sera fu una carneficina. "Allah è grande", gridarono i terroristi mentre uno dopo l'altro i corpi dei malcapitati cadevano esanimi ai loro piedi. Fucili a pompa, kalashnikov, alcuni mascherati, altri a volto scoperto, giovani, "il sangue dappertutto": è l'islam che colpiva alla cieca e calpestava il cadavere dell'Occidente. 

Morirono in novanta, sacrificati ad Allah come un monito, o forse una lezione. Ora, a circa tre anni di distanza, al Bataclan tornerà un jihadista. Ancora da protagonista, ma in veste di rapper. Il "cantante" franco algerino Médine è stato calendarizzato per due sere d'ottobre - il 19 e il 20 - , e metterà in scena l'islam che gli piace. Quello "moderato", dice, quello che gli ha fatto intitolare un album "Jihad". Su Libération aveva descritto se stesso come un «musulmano laico», che vota «a sinistra». Si era detto a favore di una certa «laicità originale» per «l'accettazione delle religioni mantenendo le istituzioni neutrali». Nel 2015, nell'album Don't Laïk, pubblicato una settimana prima dell'attacco contro Charlie Hebdo, canta "crocifiggiamo i laici come sul Golgota" e "metto fatwe sulla testa degli stupidi". Il video musicale rende il testo cantato ancora più esplicito: la condanna è per la società che non crede in Allah e per gl' "infedeli" - i non musulmani, perché la laicità è per i perdenti. C'è una suora con un cartello che recita "no burqa", come a dire, "da che pulpito!". E sorvolando sull'ignoranza dell'equiparare i due veli, si vedono, poi, islamiche velate, in niqab e burqa, ben truccate, con sguardi di sfida e ammiccanti, mentre sulle mani si disegnano la mezzaluna islamica, oggi non più fertile. Musulmani beffardi e che stringono il "nobile Corano"; qualche riferimento al razzismo contro i neri e una donna francese che mangia una torta halal con i colori nazionali: è la Francia che mangia se stessa? Chissà. Di certo non si può dire che il rapper Médine sia uno sprovveduto che sa poco dell'islam.

L'ultimo brano pubblicato si chiama proprio 'Bataclan', ha quasi tre milioni di visualizzazioni e nel ritornello ci ripete, "tutto quel che ho sempre voluto è il Bataclan". Il concerto in programma sta facendo discutere una Francia già confusa. Le associazioni delle famiglie delle vittime sono contrarie, eppure chiedono di evitare una strumentalizzazione politica. Grégory Roose ha dato il via a una petizione contro la presenza del cantante in concerto al Bataclan. Vincent Cespedes, su Huffington post, e Alain Finkielkraut, alla Jewish Community Radio, stanno condannando la possibilità di farlo esibire, aggiungendo, «ha iniziato la carriera con una scusa musicale per gli attacchi dell'11 settembre e Bin Laden». Médine risponde che il suo album «deve essere giudicato come un pezzo di rap e non come un opuscolo islamista». Anche se nei suoi testi e nei suoi video i riferimenti al Corano non mancano mai. Insomma, l'iniziativa al Bataclan va letta come un modo come un altro per mostrare il volto dell'islam, che non è solo sangue, dicono. A guardarla da fuori sembra solo la chiusura - inquietante - del cerchio. 

"I francesi non si sveglieranno fino a quando la cattedrale di Notre Dame non sarà diventata una moschea", scriveva Emil Cioran. Era il 1979 e lo scrittore provava a dire alla sua Francia che quella per il Corano non era un'ossessione fuori dalla storia.