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IL BELLO DELLA LITURGIA

Bartolomeo, l'amico di Gesù: puro e senza falsità

Nel cenacolo di Da Vinci ogni apostolo assume attraverso il pennello di Leonardo, una postura, una gestualità unica e personale. Osserviamo Bartolomeo:  un giovane vigoroso che scatta subito in piedi, proteso in avanti, sembra quasi voler dire: “Com’è possibile?”. Bartolomeo non crede possa esserci un traditore tra loro. Era un uomo puro e lo sappiamo dal Vangelo, quando Gesù, incontrandolo per la prima volta, lo indicò dicendo: “Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità”. 

Cultura 25_08_2018

Leonardo da Vinci, Cenacolo, Milano – Refettorio di Santa Maria delle Grazie

 

“Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità».  Gv 1, 48

Bartolomeo alias Natanaele. 

Il “figlio del valoroso”, Bartolomeo appunto, di cui ci parlano i Vangeli sinottici, viene identificato dagli studiosi con Natanaele, il nome con cui lo chiama, invece, Giovanni. Dove si fermano i testi canonici, proseguono le leggende che lo vogliono missionario in India o in Armenia… Era nativo di Cana di Galilea, questo si sa.  Ed era uno dei Dodici. 

Come tale, per quanto riguarda l’iconografia cristiana, compare insieme agli altri discepoli negli episodi salienti del Nuovo Testamento. Lo troviamo, per esempio, nell’Ultima Cena più famosa del mondo, quella realizzata da Leonardo da Vinci sulla parete del refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Il maestro ci lavorò diversi anni alla fine del XV secolo, su commissione del duca Ludovico il Moro, legato da affetti personali al cenobio domenicano. La versione di Leonardo fu rivoluzionaria. Immortalò l’istante immediatamente successivo alla rivelazione di Cristo del tradimento imminente da parte di uno dei suoi amici, seduto a tavola con Lui, di cui non svela, però, l’identità. La scelta di rappresentare un momento così drammatico consentì a Leonardo di studiare e riprodurre le reazioni di ciascun apostolo alle parole appena pronunciate da Gesù. Ognuno di loro assume, dunque, attraverso il pennello di Leonardo, una postura, una gestualità unica e personale. Osserviamo Bartolomeo.

E’ l’ultimo apostolo sul lato destro del Cristo. Ci appare come un giovane vigoroso che scatta subito in piedi, proteso in avanti, le mani saldamente ancorate al bordo del tavolo. Lo sguardo è rivolto dritto verso il Maestro, concentrato. La sua espressione è d’incredulità, di perplessità. Sembra quasi voler dire: “Com’è possibile?” Bartolomeo non crede possa esserci un traditore tra loro. Era un uomo puro, Natanaele, e lo sappiamo dal Vangelo di Giovanni che racconta di quando Gesù, incontrandolo per la prima volta, lo indicò dicendo: “Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità”.

Le fonti concordano riguardo alla tipologia di martirio inflitta al santo, sostenendo che fu scuoiato vivo. Molti artisti hanno scelto di celebrarne la memoria raffigurando l’atroce esecuzione cui, per sequela a Cristo, si sottopose. Così il Ribera, per esempio, o il Tiepolo. Altri, come spesso accade per i martiri, lo riprodussero dotandolo dello strumento della sua ultima pena, il coltello.

Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, Roma – Cappella Sistina 

 

Così fece anche il Buonarroti che ritrasse Bartolomeo tra le schiere dei santi che circondano Cristo e la Vergine nel Giudizio Universale della Cappella Sistina. Michelangelo tradusse la forza morale del Santo nella prestanza fisica di questo uomo che, ormai anziano, seduto sulla nuvola proprio sotto Cristo Giudice, afferra tenacemente la lama con cui è stato torturato, mostrandola al Suo Signore.  Confermando una tradizione iconografica emergente nel Cinquecento, che tendeva a evidenziare la brutalità del supplizio, il Bartolomeo michelangiolesco tiene stretta nell’altra mano la pelle di cui è stato privato. E ha un volto, questa pelle, in cui il sommo artista si volle identificare, dandogli, com’è noto, le sue sembianze.

Secoli dopo, Paul Claudel dedicò a Bartolomeo, alias Natanaele, un inno che sembra la versione poetica dell’affresco romano e che così recita:
Tu non hai più involucro né capelli / Apostolo veramente nudo! Atleta veramente spoglio! / Santo veramente dalla carne circoncisa ed escoriato di ciò che era insudiciato….Giudeo in cui non c’è macchia….Non hai più pelle né volto e non si sa più chi tu sia….Ma Lui non ha dimenticato il Suo Apostolo e ti riconosce. / Mettiti qui. Non è necessario il corpo per entrare dal Padre! / Non c’è bisogno del volto per far tremare il mondo e provocare l’eclissi dell’immenso Inferno»