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Amore vuole amore, la storia di santa Gemma Galgani

La storia di Gemma Galgani, la grande mistica lucchese nata nel 1878 e morta a soli venticinque anni nel 1903. Vedeva la Madonna, Gesù, il suo angelo custode, san Gabriele dell’Addolorata e ogni giovedì riceveva le stimmate.

Ecclesia 26_05_2013
Santa Gemma Galgani

«Figlia mia, quanti mi avrebbero abbandonato se non li avessi crocifissi». Così parlò Cristo a santa Gemma Galgani l’11 settembre 1900. La grande mistica lucchese, nata nel 1878 e morta a soli venticinque anni nel 1903, vedeva la Madonna, Gesù, il suo angelo custode e san Gabriele dell’Addolorata. Ogni giovedì le comparivano le stimmate, che sparivano la sera del venerdì.

La sua breve vita fu un perfetto esempio della frase che abbiamo riportato all’inizio. Dotata di un volto bellissimo (come si può vedere dalle foto che le furono fatte) e di una grazia angelica, fu addirittura richiesta in sposa per strada, mentre passeggiava con un’amica a Camaiore, da un passante, un giovanotto che era rimasto rapito e folgorato al solo averla vista.
Quinta dei sette figli di un farmacista, la morte del padre lasciò lei a la famiglia in miseria. Era ancora piccola quando le mancò anche la madre, morta di tubercolosi.

La sua totale dedizione a Dio, manifestatasi in lei fin dall’infanzia, provocava motteggi e derisioni in casa, dove uno dei fratelli più grandi addirittura si metteva a bestemmiare in sua presenza per provocarla. E ogni volta lo choc le cagionava sudorazioni di sangue.
Spessissimo malata e data per spacciata dai medici, Gemma si sentiva pure qualificare di «isterica» dagli stessi (com’è noto, a cavallo tra Ottocento e Novecento la medicina ufficiale chiamava «isterici» tutti i fenomeni che non riusciva a spiegare, così come oggi li designa «psicosomatici»).

Poiché in convento non la volevano, sia per la mancanza di dote che per la scarsa salute, fu accolta in una famiglia agiata, i Giannini, farmacisti lucchesi, che già avevano tredici figli (vale, en passant, la pena di notare che, in tempi di welfare inesistente, mettere al mondo prole non era affatto un problema né, soprattutto, veniva considerato tale dai coniugi).
Questi tenevano in casa pure una zia nubile (anche la scelta celibataria era molto diffusa e chi vi optava non si considerava affatto «represso» o incompleto), un cappellano e una stanza a disposizione dei Passionisti, che spesso scendevano in città a predicare le missioni popolari.

Con l’abito di questi religiosi Gemma volle essere poi sepolta. Furono loro a donare ai Giannini il grande crocifisso che ornava la loro sala da pranzo.
Davanti a questo crocifisso Gemma si fermava a pregare e una volta il Cristo ivi raffigurato staccò un braccio dalla croce e la abbracciò.
Una delle figlie dei Giannini, Eufemia, prese poi il velo con il nome di suor Gemma e divenne fondatrice delle Suore di Santa Gemma. Il suo fratellino più piccolo, Gabriele (così battezzato in onore di san Gabriele dell’Addolorata, il santo passionista che appariva a Gemma Galgani e morto, anche lui, a meno di venticinque anni), fu il nonno dell’autrice del libro che le edizioni Ares hanno appena mandato in libreria: “Amore vuole amore”. Vita, scritti ed eredità spirituale di santa Gemma Galgani, mistica di Lucca. E l’autrice si chiama, appunto, Gemma Giannini, che ha scritto a due mani con Giuseppe Farinelli (già ordinario alla Cattolica di Milano) il libro prefato dall’arcivescovo di Lucca, Italo Castellani.

«Figlia mia, quanti mi avrebbero abbandonato se non li avessi crocifissi». Con questa frase di Cristo abbiamo esordito. È una frase che merita meditare quando ci sembra che la croce ci schiacci o ci chiediamo, osservando quelli che si divertono, perché noi sì e loro no. Magari, passata la buriana, le parti si invertono, ma a quel punto al massimo pensiamo: «poveracci!»; e cerchiamo di goderci la pausa – tra le sofferenze – che a noi è toccata. Ma nella stessa visione santa Gemma sentì anche: «Stai pur sicura che sotto la croce non ti perderai. Il demonio non ha forza contro quelle anime che per amor mio gemono sotto la croce». E infine: «La croce è un dono troppo prezioso e da esso si apprendono molte virtù».

Questo discorso è insopportabile per i non credenti. Ma anche tra i credenti non sono pochi quelli che non lo capiscono mai. Alcuni cominciano a intravederne la verità solo da anziani. Gemma Galgani, invece, lo comprese subito e per questo bruciò letteralmente le tappe, meritandosi la gloria eterna (anche terrena: il suo santuario, a Lucca, è frequentatissimo) in un tempo brevissimo.

Giuseppe Farinelli, Gemma Giannini, “Amore vuole amore”. Vita, scritti ed eredità spirituale di santa Gemma Galgani, mistica di Lucca (Ares, pp. 408, €. 19,90).