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EUROPEE

Alla ricerca del candidato ideale

Anche quest'anno girano manifesti per la famiglia e la vita che vengono firmati da alcuni candidati. Uno strumento utile per orientarsi sì, ma insufficiente se non viene accompagnato da un monitoraggio costante che dia conto della coerenza di chi si prende l'impegno.

Editoriali 24_05_2019

Man mano che l’appuntamento con le elezioni per il Parlamento Europeo si avvicina, una volta chiariti i criteri di fondo con cui votare (e che ieri abbiamo “ripassato” attraverso gli interventi di tre vescovi), si entra giustamente nei dettagli. Ovvero l’individuazione concreta di simboli e soprattutto persone che più si avvicinano al soddisfacimento di quei criteri.

Per chi non abbia una conoscenza, diretta o indiretta, di questo o quel candidato, può essere certamente utile uno strumento quale un manifesto che contiene una serie di obiettivi che i singoli candidati sottoscrivono impegnandosi a perseguirli una volta eletti. Per chi consideri famiglia e vita impegni fondamentali e discriminanti, in questa tornata europea c’è addirittura un’abbondanza di questi manifesti che, francamente, tendono anche a sovrapporsi. Lo ha fatto il Comitato Difendiamo i Nostri Figli (clicca qui), lo ha fatto Pro Vita-Generazione Famiglia (clicca qui), a livello europeo lo ha fatto la Fafce (la Federazione delle Associazioni Familiari europee, clicca qui); infine l’associazione Nova Civilitas di Gianfranco Amato ha direttamente indicato i candidati che appoggia (clicca qui).

Non c’è dubbio che si tratti di strumenti utili per orientarsi anche se, come abbiamo più volte scritto, oggi non basta più un impegno su famiglia e vita, bisogna mettere in discussione questo tipo di unificazione europea che porta con sé, strutturalmente, la distruzione dell’umano.

Allo stesso tempo però bisogna anche rilevare che è ormai da molto tempo che si propongono questi manifesti - in elezioni locali, nazionali ed europee – e si ha la sensazione che in questa forma siano strumenti di propaganda elettorale e poco più. Si raccolgono firme, qualcuno sarà eletto qualcuno no, poi più nulla fino alle prossime elezioni. Perché dunque questo strumento possa diventare imprescindibile per gli elettori motivati, c’è bisogno di qualcosa di più.

Anzitutto si deve chiarire cosa si è fatto per raccogliere adesioni: se il manifesto è stato proposto a tutti, oppure solo ad alcuni ed eventualmente con quali criteri. Nei manifesti succitati, (peraltro la loro moltiplicazione è una stranezza che sarebbe da spiegare), si noterà che qualche candidato è presente in più di uno, altri invece hanno firmato soltanto un manifesto. La domanda perciò sorge spontanea: perché il candidato Tizio firma il manifesto X e non i manifesti Y e Z che pure chiedono gli stessi impegni? È perché gli altri non gli sono stati proposti? E allora, su che base le rispettive associazioni chiedono al candidato Tizio e non a Caio?

Altra questione: per accreditarsi nei confronti degli elettori non basta promettere un impegno, è necessario dimostrare cosa si è fatto finora per meritare il sostegno. Alcuni sono già europarlamentari in cerca di conferma: è bene spiegare cosa hanno fatto su questi temi nella legislatura appena finita, come hanno votato sui provvedimenti più importanti in materia di famiglia e vita. Altri sono amministratori locali: anche di loro è importante sapere cosa hanno fatto nei loro comuni o regioni. Poi ci sono gli esordienti, ma questo non li esonera dall’esibire le proprie credenziali: come mai sono in lista, cosa hanno fatto finora che li lega a un impegno per la vita e la famiglia, e così via.

Su questo filone, un caso particolare è quello di coloro che avevano firmato manifesti già nelle precedenti elezioni e sono stati eletti: devono rendere conto degli impegni che si erano presi, di quali iniziative sono stati protagonisti, di come hanno votato. Inoltre, perché lo strumento dei manifesti sia effettivamente efficace, i firmatari che poi risultano eletti devono essere monitorati nel loro lavoro durante la legislatura.

Se volete, si tratta di piccoli accorgimenti ma solo così l’iniziativa dei manifesti può avere un senso e costituire un vero servizio per chi va a votare. Altrimenti, come in passato, lascerà il tempo che trova.