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DOPO PARIGI

Al Rashed, "Lottate contro gli jihadisti per salvare i musulmani"

“Certamente non tutti i musulmani sono terroristi, tuttavia è con dolore che affermiamo che la maggior parte dei terroristi nel mondo sono musulmani”. Ad affermarlo non è un "islamofobo", ma Abd al-Rahman al-Rashed, musulmano, arabo saudita, già direttore di Al Arabiya. Lucidamente invita i musulmani a condannare gli estremisti, non a giustificarli. Non per "salvare l'Europa dall'islam", ma l'islam da se stesso.

Libertà religiosa 11_01_2015
Al Rashed

“Certamente non tutti i musulmani sono terroristi, tuttavia è con dolore che affermiamo che la maggior parte dei terroristi nel mondo sono musulmani”.

Ad affermare ciò, non è stata Oriana Fallaci, come negli ultimi giorni si legge spesso nei social networks. Non è stata una occidentale “islamofoba”, bensì Abd al-Rahman al-Rashed, musulmano saudita ed ex direttore della televisione satellitare Al Arabiya, a seguito della strage di Beslan. Nell’articolo pubblicato il 4 settembre 2004 sul quotidiano arabo internazionale Asharq al-awsat, al-Rashed lanciava un appello accorato in quanto musulmano: “Innanzi a queste immagini crudeli, orripilanti, che ci umiliano nel momento in cui le raccogliamo e le mettiamo in fila una dopo l’altra, invece di negarle o giustificarle, dobbiamo innanzitutto ammetterne la veridicità e non tessere discorsi e scrivere articoli che proclamano la nostra innocenza. Solo dopo avere ammesso questa malattia potremo guarire.” L’importanza delle parole, ancora attuali, dell’intellettuale saudita, risiede nel dolore, nella sofferenza che esprimono, ma soprattutto nell’estrema lucidità nell’individuare parte del problema all’interno dell’islam, nella fattispecie nella predicazione legata all’estremismo islamico: “Dobbiamo essere consapevoli del fatto che potremo migliorare la condizione dei nostri giovani solo dopo avere curato le menti dei nostri shaykh che sbraitano infuriati dai pulpiti e mandano i figli degli altri in guerra mentre mandano i propri a studiare in Europa e negli Stati Uniti.” 

Un’accusa chiara nei confronti di chi nel mondo islamico predica odio e violenza e che è il principale responsabile della crescente islamofobia in Europa. In un articolo pubblicato il 7 gennaio 2015, al-Rashed ha commentato le manifestazioni PEGIDA e anti-PEGIDA in Germania. Il punto di partenza è semplice: “ci sono cattivi musulmani e cattivi tedeschi”. Tuttavia il concetto che viene via via elaborato conduce nuovamente a uno spunto di riflessione in seno all’islam stesso, meglio in seno ai musulmani: “Tre milioni di musulmani che vivono in Germania non possono fare molto per difendere la propria immagine in quanto il mondo islamico tracima di immagini e notizie atroci, usate dai razzisti per incitare contro l’islam e contro i musulmani pacifici che vivono in Occidente e in altri paesi.” Tuttavia un concreto aiuto a superare un’apparente situazione di stallo che in Germania, e nel resto d’Europa, sembra vedere contrapposte le due fazioni islamica e anti-islamica/islamofoba, esiste. Al-Rashed individua nella lotta all’estremismo islamico il terreno comune che può agire da collante tra musulmani, istituzioni e società civile occidentali. “Combattere gli estremisti islamici in Germania è molto più importante per i musulmani che combattere i razzisti tedeschi cui provvederà e che punirà lo Stato. Forse lo Stato si rimboccherà le maniche e combatterà gli estremisti islamici poiché non è possibile – e non è accettabile – che la guerra si dichiari solo ai razzisti trascurando gli estremisti islamici. Quegli estremisti sfruttano le regole tolleranti e civili per potere veicolare una cultura dell’odio, aizzare contro i seguaci delle altre religioni e cercare di controllare le scuole islamiche, le moschee, associazioni caritatevoli e umanitarie.”

La lotta contro l’estremismo islamico non “protegge la Germania da una presunta islamizzazione, bensì salva i musulmani dalle mele marcie che si annidano tra loro e da coloro che hanno sabotato le loro comunità, che li hanno distrutti o imposto le loro ideologie estremiste alla loro gente”. 

Le istituzioni e i mezzi di comunicazione, soprattutto dopo quanto è accaduto a Parigi, dovrebbero avviare una profonda riflessione sul loro rapporto con l’islam e con i musulmani. Entrambi hanno un’enorme responsabilità sempre, ma in questo momento ancora di più. Le istituzioni che oggi sono schierate a favore della difesa della libertà d’espressione, devono rammentare che esistono organizzazioni e gruppi islamici in Europa che agiscono liberamente e sono o sono stati referenti istituzionali e che non accettano la libertà d’espressione altrui, ma nemmeno la libertà di religione dei musulmani stessi. Non solo, rammentiamo che vi sono Stati islamici che pretendono la conversione all’islam di un cittadino italiano per dare il nullaosta a una propria cittadina, musulmana, per contrarre un matrimonio civile in Italia. Credo sia giunto il momento a livello istituzionale di garantire la libertà di pensiero e religione a musulmani e non qualora vivono sul territorio europeo.

Quanto ai mezzi di comunicazione, la responsabilità è quella di presentare la pluralità dei musulmani, dando voce soprattutto a coloro che spesso sono vittime delle minacce da parte dell’estremismo islamico e a coloro che sono credibili e che rispettano lo Stato in cui vivono. 

Istituzioni e mezzi di comunicazione, dovrebbero ancora una volta seguire il consiglio di Abd al-Rahman al-Rashed e ricordare che “coloro che meritano la libertà nelle società civili sono quelle persone che rispettano la libertà e non coloro che la sfruttano per asservire i propri interessi.”