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LA MARCIA IN ARGENTINA

Abortiti, nuovi desaparecidos messi a morte dalle elite

Più di 2 milioni e mezzo di argentini hanno manifestato contro la legge per la depenalizzazione dell'aborto promossa  da organizzazioni finanziate dalle elite plutocratiche. Le stesse che il giorno dopo sono scese in strada per ricordare i desaparecidos. Ma ci sono i nuovi desaparecidos di cui non ci si accorge: sono i feti abortiti o fatti nascere anzitempo dai fanatici dell'aborto a tutti i costi.
-LE STORIE: A PROCESSO PER AVER RIFIUTATO UN ABORTO di Gèrman Masserdotti

Vita e bioetica 26_03_2019

Sabato 23 marzo è tornata a riunirsi una affollatissima manifestazione, la Marcia per la Vita nella città di Buenos Aires e in più di 200 città di tutto il Paese, a quasi un anno dalla prima esperienza di questo tipo, il 25 marzo 2018.

Come avevamo scritto in quell’occasione, dal 1998, si celebra in Argentina la Giornata del nascituro e così come l’anno scorso, la manifestazione ha avuto per obiettivo esprimere il rifiuto della volontà del presidente Mauricio Macri di promuovere il dibattito parlamentare sulla legalizzazione dell’aborto.

Anche quest'anno l'obiettivo è quello degli anni precedenti: il rigetto delle pretese della “Campagna per l’aborto legale, sicuro e gratuito”, che sta promuovendo un progetto genocida in entrambe le camere del parlamento argentino. 

Questa campagna è stata promossa da una congerie di diverse organizzazioni e istituzioni pro-aborto, sovvenzionate da quello che potrebbe essere chiamato l’Imperialismo internazionale dell’aborto, costituito da organizzazioni internazionali che ricevono quantitativi milionari di fondi dell’oligarchia finanziaria mondiale - International Planned Parenthood Federation (IPPF), Ford Foundation, International Women Health Coalition (IWHC),  Organización Mundial de la Salud, Agencia del Fondo para Población de Naciones Unidas (UNPFA), etc.- e dei governi di Paesi sviluppati – Gran Bretagna, Olanda, Germania, Australia, Nuova Zelanda, Francia, Danimarca, Svezia, Repubblica popolare di Cina etc… - per promuovere in Argentina la pena di morte per gli esseri umani più innocenti e indifesi di tutti.

Vale la pena ricordarlo ancora di più: il progetto abortista in Argentina è portato avanti e promosso da organizzazioni e organismi progressisti in uno strettissimo vincolo monetario e mercantile con l’oligarchia finanziaria internazionale che controlla il 90% della ricchezza mondiale. In altre parole: i “padroni dell’universo”, i proprietari della finanza mondiale, sostengono e appoggiano il piano di controllo della natalità promosso dal progressismo argentino, che a parole condanna il capitalismo, però vive delle sue risorse crematistiche.

Il coordinamento strategico di questa offensiva contro i nascituri è condotto in Argentina dall’Open Society Foundations di George Soros, la quale può contare su una rete di dirigenti politici (di opposizione e governativi), funzionari di governo, parlamentari, giornalisti, militanti progressisti, i quali si stanno occupando di convertire l’ideologia antinatalista e abortista in “politica dello Stato”, sostenuta da una massiccia campagna comunicativa.

Questa offensiva antinatalista e abortista costituisce la versione aggiornata al secolo XXI delle invasioni inglesi - politiche, culturali e ideologiche – che l’Argentina (in quel momento vice regno del Rio della Plata) ha sofferto militarmente agli inizi del secolo XIX.

Di fronte a questo spaventoso potere politico, istituzionale e finanziario, una gran parte del popolo argentino è uscito a dimostrare nelle strade della città di Buenos Ayres e nelle numerose città dell’interno del Paese la sua ferma opposizione alla legalizzazione dell'aborto e la sua ferrea e monolitica difesa della vita umana tanto della madre gestante quanto delle creature concepite con lo slogan “Salviamo le 2 vite”.

Gli organizzatori e alcuni mezzi di comunicazione che hanno dato copertura all'evento hanno parlato di 300.000 partecipanti nella città di Buenos Ayres e di quasi 2.000.000 di persone che hanno manifestato in lungo e in largo nel paese in tutte le 23 province della nazione in quasi tutti i casi non solo in forma personale, ma anche come gruppi familiari.

Esattamente come l'anno scorso tutte le manifestazioni sono state assolutamente pacifiche, senza alcun tipo di incidente, come invece è abituale nelle marce e nelle manifestazioni dei gruppi abortisti come è stato l'Incontro annuale delle donne .

Tra i grandi mezzi di comunicazione che si pubblicano a Buenos Ayres soltanto i quotidiani La Nacion e La Prensa hanno dato copertura all'evento. Il quotidiano Clarin, giornale di maggior tiratura nel Paese, di impostazione mainstream e forte propulsore della legalizzazione dell'aborto, ha direttamente ignorato l'evento esattamente come il giornale Infobae. Entrambi hanno offerto copertura solo nelle pagine interne con poche pubblicazioni.

Questo costituisce un segnale evidente di quanto dispiaccia ai partiti della pena di morte per i nascituri la ferrea difesa della vita umana in special modo delle creature nel seno materno che viene portata avanti da gran parte del popolo argentino .

È così che dopo il tentativo fallito di imporre la legislazione sull’aborto, il movimento abortista, attraverso i membri di diverse fondazioni tra cui anche i Cattolici per il diritto a decidere, ha mostrato il suo vero volto e la sete di sangue che muove le loro azioni quando in 4 diverse occasioni, nelle province di San Juan, Paranà, Jujuy e Tucuman, hanno obbligato giovanissime donne a realizzare parti prematuri contro le indicazioni e il parere dei medici e senza contare le misure legali e giuridiche che avrebbero giustificato queste azioni, su bambine che sarebbero state violentate, mettendo a rischio tanto la vita di queste minori quanto provocando la morte delle creature partorite.

A questi militanti dell’aborto non preoccupa il fatto che le bambine siano state violentate e che dopo averle fatte partorire pericolosamente siano state strappate dal luogo in cui erano state violentate. Non si occupano di ciò che è accaduto prima né di ciò che accadrà dopo.

Però alle istituzioni dello Stato e ai governanti questo non importa. Importa soltanto che si predispongano interventi per far morire i nascituri.

Prima e dopo il crimine, lo Stato è totalmente assente: giudici, procuratori, medici abortisti si disinteressano del contesto e della problematica che invade questi ambienti pericolosi per le bambine totalmente senza rifugio.

E i giudici, i procuratori e i medici invece che provano a salvare le due vite vengono sottoposti molto spesso alla gogna mediatica, giudiziale e politica per aver compiuto il proprio dovere.

Un esempio di questo stato di cose è costituito dal caso del dottor Leandro Rodriguez Lastra, della provincia di Rìo Negro, che nell’agosto dell’anno scorso ha dovuto occuparsi di una donna che aveva iniziato da sola un aborto in casa sua. Aveva avuto delle gravi complicazioni tanto da mettere a rischio la sua vita dato che si trattava di una gravidanza di 22 settimane e mezzo di gestazione. Il medico ha salvato la vita della donna ed è riuscito a far nascere in vita la creatura, che successivamente è anche sopravvissuta.

Però, incredibilmente, è stato denunciato alla giustizia per aver salvato due vite. Ma non dalla madre, bensì da una nota dirigente radicale pro-aborto, per il reato di “violenza ostetrica” e di “violazione dei doveri di funzionario pubblico”, che, ancor più incredibile, sono stati accettati sia dalla Procura sia dal giudice.

Il caso è stato portato in giudizio, ma finora non è stato ancora stato dibattuto. Per aver salvato due vite, il medico è giudicato penalmente, mentre il presunto stupratore è stato relegato all’oblio. E’ l’apice della schizofrenia progressista.

Nel caso di quattro creature obbligate a nascere prima del tempo poi, si è verificato il tremendo paradosso che sono state torturate quattro bambine (per farle nascere in condizioni che avrebbero portato al decesso sicuro) e poi lasciate morire. Il movimento abortista che di fronte alla violenza sofferta dalle donne ha promosso la campagna “Non una di meno” con la sua mentalità abortista a tutti i costi, ha provocato la morte di 4 neonate donne. Come se la natura volesse insegnare che non si può andare contro natura.

Con il movimento abortista in azione, coperto dal potere finanziario internazionale dell’aborto e dal potere finanziario internazionale, si è già cominciato a far scorrere sangue in Argentina in forma pubblica, ostentata e impunita. I crimini contro i nascituri sono effettuati in bella vista, difesi e avallati dai grandi mezzi di comunicazione.

Paradossalmente il progressismo abortista è uscito in strada il giorno seguente, il 24 marzo per ripudiare il colpo di Stato del 1976 che, tra le altre cose, ha promosso e provocato la scomparsa illegale e forzata di migliaia di persone. Questo progressismo anglofilo ripudia la scomparsa forzata di militanti politici (i desaparecidos ndr.), però promuove fanaticamente la scomparsa forzata delle persone prima che nascano. Se questa non è schizofrenia…

Di fronte a questa sanguinosa guerra che prende le vittime più innocenti e indifese di tutti, viste come un pericolo per la pace mondiale e un impedimento dello sviluppo pieno dell’individuo, il popolo argentino si è alzato in piedi in loro difesa.